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Google ha violato i brevetti Sonos: cosa cambia per gli utenti Google Home

La International Trade Commission (ITC) americana ha ritenuto Google colpevole di aver violato cinque brevetti Sonos e pertanto l’azienda di Cupertino sarà costretta ad apportare delle modifiche funzionali ad alcuni suoi prodotti, tra cui gli smart speaker della gamma Google Home.

La Commissione ha dato a Google sessanta giorni di tempo per adeguare i dispositivi in modo che non sfruttino più la tecnologia “derivata” indebitamente da Sonos, ovvero quella che consente la possibilità di sincronizzare il funzionamento di diversi apparati sulla stessa rete.

A Mountain View si sono però portati avanti annunciando nelle scorse ore le prime modifiche già apportate agli smart speaker. Con un post pubblicato sulla Google Nest Community si apprende infatti che non è più possibile modificare il volume di più dispositivi contemporaneamente. Diventa così impossibile chiedere tramite comandi vocali o tramite l’apposito comando di regolare il volume di tutti gli speaker attivi in casa, per cui la regolazione andrà d’ora in poi fatta singolarmente dispositivo per dispositivo.

Contemporaneamente è stato inibito l’utilizzo del telefono per alzare o abbassare il volume di gruppo dei Google Nest collegati, mentre per un numero ristretto di utenti Google ha parlato della necessità di dover scaricare e installare la “Device Utility app” per effettuare l’inizializzazione degli altoparlanti intelligenti e per il download degli aggiornamenti.

La vertenza legale tra Google e Sonos era partita a gennaio 2020, quando quest’ultima aveva denunciato BigG di aver implementato sui suoi smart speaker la tecnologia di cinque brevetti relativa alle funzionalità multi room. A distanza di due anni è arrivato il pronunciamento dell’autorità, che ha confermato il comportamento scorretto di Google.

Sonos, da parte sua, ha espresso soddisfazione per la decisione dell’ITC, aggiungendo tuttavia che nei device Google continuano ad essere utilizzate “diverse dozzine” di tecnologie Sonos e pertanto la violazione dei brevetti è destinata a proseguire.

L’invito a Google da parte del produttore di dispositivi audio è quello di pagare le licenze d’uso per le tecnologie che intenderà continuare a sfruttare nei propri prodotti.

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