Banda ultra larga

La Strategia Nazionale per la Banda Ultra-Larga tra fibra ottica, 5G SA e ritardi nelle aree bianche

Il sottosegretario all’innovazione tecnologica, Alessio Butti, ha presentato la nuova Strategia Nazionale per la Banda Ultra-Larga, ovvero un insieme di misure che il Governo intende mettere in atto nel triennio tra il 2023 e il 2026 per favorire lo sviluppo della connettività e della digitalizzazione in Italia.

Sul piatto l’Esecutivo intende mettere 2,83 miliardi di euro, somma che in parte proviene dai fondi già stanziati all’interno del PNRR per lo sviluppo della banda ultra larga. L’obiettivo è consentire al Paese di recuperare lo svantaggio accumulato nei confronti di alcuni paesi europei considerati più “virtuosi” nell’ambito delle telecomunicazioni.

La Strategia si compone essenzialmente di quattro ambiti d’intervento. Tra questi c’è la volontà di assicurare connettività di rete fissa in fibra ottica FTTH con prestazioni superiori ad 1 Gigabit al secondo ad ogni cliente nelle ore di picco, ovvero nelle fasce orarie in cui vi è la maggiore concentrazione di traffico Internet. Per quanto riguarda invece le connessioni FWA (fibra misto radio), la velocità minima dovrà essere di almeno 100 Megabit al secondo per utente, anche in questo caso da misurare nelle ore di maggiore traffico.

La Strategia intende al contempo incentivare l’attivazione, da parte dei cittadini, di connessioni di rete fissa da almeno 1 Gigabit al secondo. Il piano è di arrivare ad avere almeno il 50% dei clienti fruitori di questi servizi entro il 2026.

Sul fronte della telefonia mobile si punta invece allo sviluppo e alla copertura del 5G SA, cioè il 5G Stand Alone definito talvolta, in maniera impropria, “il vero 5G”. Si tratta della tecnologia di rete mobile di quinta generazione caratterizzata da una filiera moderna e del tutto autonoma rispetto alle tecnologie precedenti.

Il 5G NSA (Non Stand Alone) attualmente disponibile in Italia sfrutta infatti apparati trasmissivi propri del 5G condividendo però parte delle frequenze con il 4G e soprattutto utilizzando la rete core (la rete di trasporto e smistamento del traffico dati) di quest’ultimo. Nella visione del Governo, invece, ogni rete 5G dovrà funzionare su standard e apparati di nuova generazione ed essere svincolata dagli standard più vecchi, così da garantire le massime prestazioni.

Infine, si parla della creazione di una rete di Edge Cloud Computing per lo sviluppo di servizi innovativi con il duplice scopo di migliorare l’esperienza degli utenti e consentire agli operatori di telecomunicazioni risparmi nell’ordine del 60%.

Particolare attenzione dovrebbe poi essere posta alle aree bianche e ai ritardi dei piani di copertura ad esse destinati. All’interno della Strategia Nazionale per la Banda Ultra-Larga si prevede infatti di concentrare parte degli investimenti sull’accelerazione dei vari progetti già esistenti, cercando di portare a compimento entro il 2026 tutti quei programmi che al momento sono ben lontani dal rispetto delle tempistiche originariamente stabilite.

Va fatto notare comunque che, al di là dei ritardi nella realizzazione delle infrastrutture, a pesare sul bilancio della digitalizzazione delle aree bianche sono il ridotto tasso di attivazione delle nuove reti FTTH e FWA, nonché i tempi di attivazione di una nuova linea quasi sempre eccessivamente lunghi.

Ultima, ma non meno importante, è la novità introdotta dal piano “Comuni Connessi” che prevede di portare connettività gratuita fino ad 1 Gigabit al secondo, inclusa l’assistenza tecnica e i servizi di manutenzione, per 5 anni in circa 3.000 piccoli comuni italiani.

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